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la come una palestra in cui
educhi, il carattere si tem¬
tà si rafforzi, sibbene come
a ma inevitabile necessità,
arsi nella vita un impiego.
usto che la società riconosca
itto di vivere, é giusto an¬
la sua scuola ne procuri
sinez21.
ggevano le sorti del nostro
uomini che erano allora
a una lotta terribile, nella
a era il conseguimento di
interessato ideale, anche gli
a cosa assai seria. L’esame
eale era veramente la mi¬
o che un giovane potesse
hlere; era severo nelle sue
partano nelle sue dispo¬
wa esser rinnovato per in¬
T’avesse potuto superare
ho. Poi gli epigoni, che pur
uello che gli altri avevano
apparecchiato, vollero far
ovani di quelle facilitä che
rovato nella vita, e quella
nza liceale che faceva im¬
forti, perché era un ci¬
no, fu concessa a tutti di
Pzzi, a bocconi, in due anni,
n un' infinità di sessioni
rdinarie e straordinarie.
italiano si adagió como-
uesto beato ozio del pey¬
scuoterlo ora é ginsto
1 suo capo tutti i fulmini;
Pramente degno dei tempi
tesse fieramente.
ei eccitiamo il Ministro a
Ila sua riforma, anche se
Iche volta non interamente
ti i mezzi con cui vuole
Importa a noi che sia
o principio, che la scuola
na seria palestra, e non
cui la palma resti ai piü
che hanno avuto con sé
hrso i loro giovani, che li
ttati, durante l’anno scola¬
serie di esperimenti ogni
devono essere in grado
are quali di essi sieno atti
enza tutta quella inutile
bompa degli esami finali,
hariamente non esce che
loro gindizio? E fosse
Poiché non sono rari i
tutte le piccole e sottili
s impiegano largamente
e la buona fede altrui,
ad essere una seria preparazione alla
vita. Ma per i professori, no. Crediamo
che sia difficile, se non impossibile, tro¬
yare fra essi uno solo che non lamenti
questo odierno andazzo, e che non si
senta in grado di giudicare, senza gli
esami, anzi contro di essi, il valore dei
suoi alunni. E i professori avrebbero
dovuto in questa occasione far sentire
anch’essi la loro voce. Essi che si son
agitati, or non é guari, per una que¬
stione che ingiustamente feriva i loro
legittimi interessi economici, avrebbero
doyuto cogliere questa occasione per
dimostrare che a loro non stanno meno
acuore quelli della nostra colturae
della nostra educazione. La loro agita¬
zione poteva essere per il Ministro una
förza morale grandissima per opporre al
piccolo e basso segno al quale oggi par
che miri l’istruzione ufficiale in Italia,
la méta altissima alla quale il nostro
paese deve/fehdere per la grandezza del
suo avvefire 4 per la gloria della sua
tradizighe.
II Marzocco.
Maschere
letterarie.
Sulle scene tedesche, che pure accolgono
tanti gravi rimuginamenti di pensiero filoso¬
fico o di teorie sociali e tanti sforzi di co¬
micità grave e lenta, trionfano ora quattro
agili lavori in un atto di Arturo Schnitzler,
un autore che meriterebbe di essere meglio
noto in Italia. La nostra patria, non parca
fiel concedere ospitalità alle mediocrissime
commedie, agl’ imbrogli, pid strampalati che
faceti, dei produttori piu in voga del teatro
parigino; e alle elucubrazioni pid melanco¬
niche dei bevitori di birra berlinese o vien¬
nese, non conosce cio che di meglio, di piu
vivo o di pid profondo, di tratto in tratto,
in Francia o in Germania, in mezzo a un
brulicame di stupide cose o una verminaia
diesollazzevoli volgarità, stampa e fa rappre¬
sentare qualche scrittore di talento, che si
muöve lesto e spedito nel piccolo o vasto
possesso feudale d’una libera intelligenza. E
avverra sempre cosi, finché le nostre compa¬
gnie drammatiche saranno le vittime o volon¬
Starie o forzose di pochi speculatori, che loro
imporranno l’ufficio di divulgare, insieme a
qualche gioconda avventura comica, le insanie
piu goffe, le scimmiottature piu grottesche e
le sciatterie piü diluite.
Ritorno ai quattro atti di Arturo Schnitzler.
Portano un titolo di buon augürio, anche se
tarne l’aspetto, come ora rifä i gesti del
tro col proprio cervello
medico che lo cura e che lo proclama mo¬
sensibilità. Ció vuol dire
ribondo. Carlo Rademacher, vedendolo, pensa
l’angustia delle cornici va
ad altri commedianti meno avversati dalla
gata, perché il soggetto
Fortuna; ricorda la carriera del suo amico
contratte e spudorate facce
d’ infanzia Alessandro Weihgast, lo scrittore
stituiscono l'azione, induco
ricco che non si nutri con le briciole del
prolungare la vita del drat
giornalismo, ma che guadagno lautamele con
presentazione, oltre la lettt
le sue commedie, coi stlol drammi e de dai
gabile della sua superiorità
contatti coi pubblici, con gli uomini, con le
dilettevoli passatempi di tea
donne, seppe trarre i piu proticui vantaggi.
ed incorporee astrazioni di
II contrasto, che lo Schnitzler istituisce fra
logiche.
i due, fra il giornalista dannato alla dimen¬
Arturo Schnitzler ha an
ticanza e alla povertà e lo scrittore, conse¬
gonista una visione origina
crato dal successo e reso felice dal danaro e
Rademacher non appartien
dalle lusinghe, & veramente interessante. Se
famiglia dei pennaiuoli g
le stelle stanno in alto, e vigilano sui de¬
cosi numerosi romanzi e
stini umani, esse sbagliano qualche volta le
sono stilati sotto i nostri C
teste con la luce bianca dei loro raggi. in¬
di cronisti insulsi, di ricatta
fatti, il trionfatore della vita avrebbe dovuto
o di ribaldi intriganti alle
essere il giornalista Rademacher, non il com¬
onorevoli membri d’ un par
mediografo Weihgast.
alla vigilia d’ un’elezione;
II primo si fece macerare — é vero —
non ha avuto certo uno sca
le carni e lo spirito dalla macchina tipogra¬
tirar fuori da una realtà, chef
fica, ma la mise in movimento con laffoga
valore intellettuale logorato
della sua fatica quotidiana, con la rapida,
cessità d’un diuturno travag
istantanea percezione della sua mente, con la
levato in alto questa sua fig
folla delle sue idee improvvise, vive, accese,
nel paragone con Alessandro
con la sua scrittura docile ad ogni impulso
fio della sua catasta di libri
di realtà e di imaginazione inventiva e mul¬
acume e senza ingegno, ac
tanime; mentre il secondo, nei quadri delle
di monumento cartaceo, pe
scene, degli atti, fra gli applausi, decord di
grandezza del loro autore, ca
frasche e di falso lauro la sua vuotaggine
alle dame; e a costui ha im
interna, il suo stento di tardo ed arido alli¬
una maschera di volgarità cin
neatore di frasi convenzionali, di comuniscasi
II dramma e il romanzo del
di vite incolori o vili, la sua abilità digin¬
ancora da scrivere, e non ha
dovinare la tendenza del pubblico, di favo¬
cora il loro Balzac o il lorc
rirla e di riprodurla nei suoi romanzi enei
i primi scorci di figure, balze
suoi drammi senza rilievo di personalità o
giusta comprensione delle en
segno di temerità pugnace. Questo Alessan¬
nostri tempi, non bisognen
dro Weihgast é un ignobile e fortunato fan¬
sbadataggine, trascurare il pf
toccio, fasciato della bestialità sua e degli
ultime maschere.
altri, rappresentativo e moderno in tuttoge
E una persona nuova che
per tutto.
troppo pigri e irreali boemi
E poeta fu invece, anche se getto lecsue
dell’arte e del giornalismo, c
strofe al vento per un'ora sola, il giornalista
timi anni si sono fatti cosl
Rademacher, che spesso, forse, in un para¬
terini nei libretti d’opera;
dosso, raccolse la sintesi di una verità ##che
sueta imagine dell'artista ruin
in un articolo divino i moti secreti delle ideali
morte dalla donna, come neh
aspirazioni di un popolo, le inespresse bel¬
doma o in Hedda Gabler; 8
lezze d’un'arte futura o d’una vita söciale
evidenza del conflitto modern
dell’avvenire, crepitante come fuoco e cebere
che ardente, intensa intelligen
sotto un vulcano ancora tranquillo nelle sue
blico scorda, sbrana, divora e
superfici floride, vegetanti e cosparse di 8#
crità opportunistica che il
nestre.
impingua ed arricchisce. Otta
Solo I. moglie del Weihgast non si lasci
alcuni suoi dialoghi, aveva for
abbagliare dal luccicare delle fallaci appa
altri scolpito l’ inanità stop
renze. Ben presto misuró a fondo l'albagia
di certe fame accademiche, e
e la vacuità del marito; comprese, invece,
giudicare con sarcasmo brutal
che il Rademacher era un uomo ed un ar¬
merieri, meno copiosi nelle
tista e fu amante sua per due anni. All’evo¬
incisivi nelle definizioni, di au
cazione della pace e dell’agiatezza della casa medie di Alessandro Dumas fi