II, Theaterstücke 16, (Lebendige Stunden. Vier Einakter, 1), Lebendige Stunden. Vier Einakter, Seite 695

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conducono a questa curiosa conclusione,
che moltissimi giudicati medioeri assai,
in tutte le loro ordinarie manifestazioni,
acquistano in un giorno, a giudicare da
ció chie uno affidato agli ampi fogli
dell’ ese“ inale, una dottrina che nes¬
suno ar in loro supposto.
Ma intanto i piccoli espedienti con¬
ducono allo scopo desiderato, che &
quello di #assare, di #assare a tutti i
modi, rimpinzandosi di notizie acquistate
alla lesta per essere smaltite subito,
strappando concessioni di ogni specie,
calcolando sull’ indulgenza di tutti, spe¬
cialmente dei Ministri, sui cui animi
essi pensano che i depütati di ogni parte
possano egualmente e sempre influire.
E gli onorevoli rappresentanti della
nazione italiana han dimostrato (se la
narrazione concorde dei giornali é esatta)
che essi hanno sentito vivamente questa
loro missione di difendere l’ ignoranza,
e la poltroneria, e un membro del Go¬
verno ha creduto che possa essere senza
pericolo il fare dichiarare che egli é
contrario ad un provvedimento che tende
a ristabilire la serietà degli studi.
Ma v’é di piü ancora. Poiché, per
quella particolare ipocrisia o improntitu¬
dine politica che consiste nel voler salve
le apparenze almeno a parole, molti sen¬
tono che non é conveniente confessare
che si vuole incoraggiare l' ignoranza;
cosi si é pensato di dichiarare che la
riforma voluta dal Ministro Nasi avreb¬
be ferito gravemente le famiglie e i
professori. Per le famiglie l’argomenta¬
zione é giusta; ed é appunto ferendo
gli insani interessi di queste famiglie
che gli stüdi in Italia possono ritornare
äd esseré una seria preparazione alla
vita. Ma per i professori, no. Crediamo
che sia difficile, se non impossibile, tro¬
Färe fra essi uno solo che non lamenti
questo odierno andazzo, e che non si
senta in grado di giudicare, senza gli
gsami, anzi contro di essi, il valore dei
woi alunni. E i professori avrebbero
gesmenun-questa Sccasiöne far sentire
anch'essi la loro voce. Essi che si son
agitati, or non é guari, per una que¬
stiöne che ingiustamente feriva i loro
legittimi interessi economici, avrebbero
dovuto cogliere questa occasione per
dimostrare che a loro non stanno meno
#cuore quelli della nostra coltura e
della nostra educazione. La loro agita¬
ziöne poteva essere per il Ministro una
ferza morale grandissima per opporre al
=Ccolo e basso segno al quale oggi par
che miri l'istruzione ufficiale in Italia,
la méta altissima alla quale il nostro
paese devertehdere per la grandezza del
suo avvemire & per la gloria della sua
tradiziohe.
II Marzocco.
i personaggi non vi tengono fede e se pre¬
feriscono di morire, di scomparire nell’ombra,
anzi che dibattersi nell’agitazione vigorosa e
crudele della vita, I drammi in un atto dello
Schnitzler sono assai diversi nella forma, ora
prosastica ed ora poetica, e nella sostanza,
ora crudamente reale ed ora imaginosamente
fantasiosa. Mi manca lo spazio di parlare
con qualche minuzia dei quattro lavori, e mi
limiteró quindi ad occuparmi solo di Le ul¬
kime maschere. Questo drammino mi sembra
essere il piü serrato e pid amaro dei quattro
lavori scenici, che lo Schnitzler volle con¬
fondere in un'unica denominazione, chiaman¬
doli: Ore viventi (Lebendige Stunden): viventi,
piü che vive, perché quelle“ ore hanno il
respiro certo e i loro minuti, piu che tra¬
scorrere, precipitano giü, giü, prima di riu¬
scire a suonare nella nostra anima e di an¬
nidarvisi rotondamente sviluppati, fissati nella
consistenza d’una solidità bronzea o ferrea.
In un ospedale di Vienna agonizza il gior¬
nalista Carlo Rademacher. Sta per chiudere
nella miseria un’esistenza faticosa; egli scrisse
migliaia di articoli e di saggi; verso nei gior¬
nali goccia a goccia il sangue del suo intel¬
letto, le argute e rapide invenzioni del suo
spirito, e sulla carta passarono fischiando le.
freccie della sua polemica vivida ed ardita,
e mormorarono le sue ironie d’ intelletto
tano, obliato, e Carlo Rademacher muore in
uno stambugio di ospedale stanco e sfatto
nel corpo e nell'anima. Qualche magro con¬
forto gli da un suo compagno nei tristo
ospizio dei morbie della morte; & questi il
comico Floriano Jackwerth, che non abban¬
dona i suoi versi e i suoi lazzi, e che forse
attende di mirare in faccia la Morte, per imi¬
tarne l’aspetto, come ora rifa i gesti del
medico che lo cura e che lo proclama mo¬
ribondo. Carlo Rademacher, vedendolo, pensa
ad altri commedianti meno avversati dalla
Fortuna; ricorda la carriera del suo amico
d’ infanzia Alessandro Weihgast, lo scrittore
ricco che non si nutri con le briciole del
giornalismo, ma che guadagno lautamenje con
le sue commedie, coi suof drammite Die dai
contatti coi pubblici, con gli uomini, con le
donne, seppe trarre i piu proticui vantaggi.
II contrasto, che lo Schnitzler istituisce fra
i due, fra il giornalista dannato alla dimen¬
ticanza e alla povertä e lo scrittore, conse¬
crato dal successo e reso felice dal danaro e
dalle lusinghe, & veramente interessante. Se
le stelle stanno in alto, e vigilano sui de¬
stini umani, esse sbagliano qualche volta le
teste con la luce bianca dei loro raggi. In¬
fatti, il trionfatore della vita avrebbe dovuto
essere il giornalista Rademacher, non il com¬
mediografo Weihgast.
II primo si fece macerare — é vero —
le carni e lo spirito dalla macchina tipogra¬
fica, ma la mise in movimento con la foga
della sua fatica quotidiana, con la rapida,
istantanea percezione della sun mente, con la
del Weihgast, il morente Rademacher sente
il fiele spargerglisi per tutte le vene. Ah,
egli vorrà compire, prima di dar l'ultimo
rantolo, la sua vendetta suprema! Egli dira
in faccia al Weihgast tutta la sua nullità,
gli aprirà gli occhi, gli rivelerà anche ilstra¬
dimento della moglie. II Rademacher prega
perció il medico di fargli vedere il Weihgast.
In un dialogo col comico Jackwerth il gior¬
nalista pronunzia le terribili parole 'che egli
scaglierà in faccia al rivale prediletto dalla
sorte; l' istrionismo del comico s’esalta in
questo sfogo come si trattasse d’una prova a
teatro, Arriva il Weihgast con a dosso una
costosa pelliccia, elegantissimo negli abiti,
meschino nelle ipocrisie che ostenta, nelle
generosità grette che professa di voler usare
in favore dell'amico. II Rademacher balbetta
qualche accento; il comico Jackwerth perde
l’atteso effetto della scena e della contro¬
scena. Perché ammutoli il Rademacher? A
pena uscito il Weihgast, il silenzio dell’ago¬
nizzante ha la sua spiegazione dalle stesse pa¬
role di lui. Egli pensa: g la morte & vicina;
che m’ importa della sua felicità e delle sue
sventure? Che cosa ha da fare uno di noi
con quelli che domani saranno ancora sulla
terra? Odi ed amori che riguardano i vivi! „
Carlo Rademacher muore e cosi finisce la
vicenda drammatica di Le ultime maschere,
uno dei frammenti di Lebendige Stunden.
Di solito un riassunto da un assai scialbo
concetto d’una favola sceneggiata; non é
questo il caso di Le ultime maschere, un po'
monche, per la strettoja di un solo atto, nel
loro svolgimento e nella piena esplicazione
dei caratteri principali; al dramma dello
Schnitzler il lettore deve aggiungere parec¬
chio del suo; ei deve poetarvi un po’ den¬
tro col proprio cervello e con la própria
sensibilità. Ció vuol dire semplicemente che
l’angustia delle cornici va infrantà ed allar¬
gata, perché il soggetto e le maschere di
contratte e spudorate facce umane, che co¬
stituiscono l'azione, inducono a meditare, a
prolungare la vita del dramma oltre la rap¬
presentazione, oltre la lettura; inizio inne¬
gabile della sua superiorità su tanti frivolie
dilettevoli passatempi di teatro, su tante cupe
ed incorporee astrazioni dialogiche e mono¬
logiche.
Arturo Schnitzler ha avuto del suo prota¬
gonista una visione originale e vera; Carlo
Rademacher non appartiene alla stereotipa
famiglia dei pennaiuoli quotidiani, che in
cosi numerosi romanzi e drammi moderni
sono stilati sotto i nostri occhi in giornéa
di cronisti insulsi, di ricattatori furfanteschi,
o di ribaldi intriganti alle prese con i poco
onorevoli membri d’ un parlamento qualsiasi
alla vigilia d’ un’elezione; Arturo Schnitzler
non ha avuto certo uno scarso coraggio nel
tirar fnori da una realtà, che egli conosce, un
valore intellettuale logorato delle aspre ne¬
cessità d’un diuturno travaglio; egli ha sol¬
levato in alto questa sua figura di lavoratore