ruene Kakadu
9. 3 Der eneeeeeen
box 15/4
linguaggio ampolloso che non manca
di arguzia gad espropriares) quando
ha bevuto un po’. Tutto il male vien
di li, da quel dannato alcool che ac¬
cende le liti in famiglia, che fa gettar
via i denari alla povera gente.
All’alba, quando tutti ancora dor¬
mono, il vagabondo per non mancare
alle sue abitudini, porta via il tée lo
zucchero della famigliola e se ne va
insalutato ospite: rincorsoe malme¬
nato si sottopone al gindizio dei de¬
rubati: é disposto a prendersi anche
le busse: ma il contadino, vinto dalla
pietà della moglie, gli perdona e gli
dona la roba rubata, II vagabondo 6
umiliato dal perdono generoso e non
accetta il regalo: se ne va ancora nu¬
do e bruco per il mondo, con un po'
di tenerezza e di rimpianto nel cuore.
L’atto non ha che delle qualità di
colore e di ambiente, ma dä modo a
Moissi di presentarci una delle sue fi¬
gure caratteristiche di perseguitato
dalla sorte, che egli predilige. Se di¬
cessimo che ci abbia persuaso sempre
in tutte le sue attitudini e in tutte le
sue controscene, diremmo ccsa che
non sentiamo: ma naturalmente i mo¬
menti in cui la sua arte, fatta di sot¬
tigliezze psicologiche e di trapassi in¬
telligenti, assurge a maggior comple¬
tezza, non mancarono. Wanda Capo¬
daglio caratterizzé con molto sapore
il personaggio di una vecchia contadi¬
na: il Torrini recitó con esuberanza...
alcoolica: il Bertramo e gli altri com¬
pletarono assai bene il quadro.
Di assai maggior rilievoe di altra
importanza artistica apparve & II pap¬
pagallo verdes di Arturo Schnitzler,
un atto che gode di una meritata ce¬
lebrità nell’opera del grande scrittore
e che in Italia fu dato se ben ricordo
una sola volta molti anni fa all’Argen¬
tina di Roma.
In questo dramma già si preannun¬
zia quel contrasto fra la finzione e la
realtà che doveva dar tanto da fare
agli autori moderni a cominciare dal
nostro Pirandello. Siamo nell’interno
di un scabarets parigino, ai primotdi
della rivoluzione francese, anzi in quel
fatale 14 luglio del 1789, che segnava
con la presa della Bastiglia, il „unto
di partenza della grande tragedia. Al
& Pappagallo verdes si recitano stra¬
ne scene macahre e terrorizzanti per
divertire un pubblico di nobilie di
vitaioli in cerca di forti emozioni. Men¬
tre fuori il popolo infuria contro la
nobiltà, al e Pappagallo verde: Toste
Tei suoi artisti imprecano contro i lo¬
ro spettatori, i quali si dilettano di
quelle ingiurie che credono burlesche
ma che nascondono già nella loro for¬
ma teatrale un profondo senso di au¬
tentico rancore. Uno degli attori, Hen¬
ri, finge di avere ucciso l’amante del¬
la moglie, il Duca di Cardignac: ma
la burla si muta in tragedia quando
Henri viene a sapere che la moglie
lo tradisce davvero col Duca; infatti
quando questi arriva, Henri gli si get¬
ta addosso e lo uccide.
II dramma ha chiaruscuri bellissimi
#antinua oscillazione fra la real¬
täe la commedia che forma la sua at¬
trattiva maggioree la sua trovata emo¬
zionante. Ieri sera mancó, se non mi
sbaglio, quel deciso cambiamento di
tono che ci facesse passare dal dram¬
ma recitato a quello vero e che ci des¬
se, perció, il palpito di commozione
che l’autore, certo, ha pensate di pro¬
durre. Ma nor mancó alla recitazione
il movimento, la varietà di colori che
erano indispensabili perché la geniale
rappresentazione avesse il suo risalto.
Moissi fu ammirevole per la intensità
del suo giuoco scenicoe Tardore della
sua passione e assai bene lo seconda¬
rono la Capodaglio, il Campa (un ma¬
gnifico oste), la Fabbri, il Bertramo,
il Torrinie gli altri.
II pubblico che era molto numeroso¬
chiamö alla ribalta tre volte gli attori¬
alla fine di ogni atto e fece le piü cor¬
diali accoglienze ad Alessandro Moissi
Stasera l’intero spettacolo si replica
c. 8
e
9. 3 Der eneeeeeen
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linguaggio ampolloso che non manca
di arguzia gad espropriares) quando
ha bevuto un po’. Tutto il male vien
di li, da quel dannato alcool che ac¬
cende le liti in famiglia, che fa gettar
via i denari alla povera gente.
All’alba, quando tutti ancora dor¬
mono, il vagabondo per non mancare
alle sue abitudini, porta via il tée lo
zucchero della famigliola e se ne va
insalutato ospite: rincorsoe malme¬
nato si sottopone al gindizio dei de¬
rubati: é disposto a prendersi anche
le busse: ma il contadino, vinto dalla
pietà della moglie, gli perdona e gli
dona la roba rubata, II vagabondo 6
umiliato dal perdono generoso e non
accetta il regalo: se ne va ancora nu¬
do e bruco per il mondo, con un po'
di tenerezza e di rimpianto nel cuore.
L’atto non ha che delle qualità di
colore e di ambiente, ma dä modo a
Moissi di presentarci una delle sue fi¬
gure caratteristiche di perseguitato
dalla sorte, che egli predilige. Se di¬
cessimo che ci abbia persuaso sempre
in tutte le sue attitudini e in tutte le
sue controscene, diremmo ccsa che
non sentiamo: ma naturalmente i mo¬
menti in cui la sua arte, fatta di sot¬
tigliezze psicologiche e di trapassi in¬
telligenti, assurge a maggior comple¬
tezza, non mancarono. Wanda Capo¬
daglio caratterizzé con molto sapore
il personaggio di una vecchia contadi¬
na: il Torrini recitó con esuberanza...
alcoolica: il Bertramo e gli altri com¬
pletarono assai bene il quadro.
Di assai maggior rilievoe di altra
importanza artistica apparve & II pap¬
pagallo verdes di Arturo Schnitzler,
un atto che gode di una meritata ce¬
lebrità nell’opera del grande scrittore
e che in Italia fu dato se ben ricordo
una sola volta molti anni fa all’Argen¬
tina di Roma.
In questo dramma già si preannun¬
zia quel contrasto fra la finzione e la
realtà che doveva dar tanto da fare
agli autori moderni a cominciare dal
nostro Pirandello. Siamo nell’interno
di un scabarets parigino, ai primotdi
della rivoluzione francese, anzi in quel
fatale 14 luglio del 1789, che segnava
con la presa della Bastiglia, il „unto
di partenza della grande tragedia. Al
& Pappagallo verdes si recitano stra¬
ne scene macahre e terrorizzanti per
divertire un pubblico di nobilie di
vitaioli in cerca di forti emozioni. Men¬
tre fuori il popolo infuria contro la
nobiltà, al e Pappagallo verde: Toste
Tei suoi artisti imprecano contro i lo¬
ro spettatori, i quali si dilettano di
quelle ingiurie che credono burlesche
ma che nascondono già nella loro for¬
ma teatrale un profondo senso di au¬
tentico rancore. Uno degli attori, Hen¬
ri, finge di avere ucciso l’amante del¬
la moglie, il Duca di Cardignac: ma
la burla si muta in tragedia quando
Henri viene a sapere che la moglie
lo tradisce davvero col Duca; infatti
quando questi arriva, Henri gli si get¬
ta addosso e lo uccide.
II dramma ha chiaruscuri bellissimi
#antinua oscillazione fra la real¬
täe la commedia che forma la sua at¬
trattiva maggioree la sua trovata emo¬
zionante. Ieri sera mancó, se non mi
sbaglio, quel deciso cambiamento di
tono che ci facesse passare dal dram¬
ma recitato a quello vero e che ci des¬
se, perció, il palpito di commozione
che l’autore, certo, ha pensate di pro¬
durre. Ma nor mancó alla recitazione
il movimento, la varietà di colori che
erano indispensabili perché la geniale
rappresentazione avesse il suo risalto.
Moissi fu ammirevole per la intensità
del suo giuoco scenicoe Tardore della
sua passione e assai bene lo seconda¬
rono la Capodaglio, il Campa (un ma¬
gnifico oste), la Fabbri, il Bertramo,
il Torrinie gli altri.
II pubblico che era molto numeroso¬
chiamö alla ribalta tre volte gli attori¬
alla fine di ogni atto e fece le piü cor¬
diali accoglienze ad Alessandro Moissi
Stasera l’intero spettacolo si replica
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