VI, Allgemeine Besprechungen 2, Ausschnitte 1933, undatiert, Seite 123

Diego Angeli.
LULTIMO
SCHNITZLER
Viennese fin nel midollo delle ossa, Arthur
Schnitzler, era noto, fino a pochi anni fa,
in Italia, soltanto per certe novellette dia¬
logate, tradotte con gusto, e commentate
con intelligenza, dal nostro compianto Ce¬
sare Levi.
In realtà, erano state appunto quelle
novelle, raccolte in Anatol, Märchen e
Liebelei, nell'ultimo decennio del sccolo
scorso, a dare la prima fama al giovine
medico della çapitale austriaca, e a fargli
subito attribuire quella caratteristica di
aletizia sentimentale,, che essendo propria,
per comune consenso, della vita mondana
viennese, dell’operetta viennese, dei valzer
viennesi, e insomma di tutto cio che, almeno
sino allo scoppio della Guerra, era consi¬
derato squisitamente viennese, lo fece sü¬
bito passare come l' interprete piu fedele
e geniale dell’anima viennese.
Ma i racconti, ben piu solidi e vasti, e 1
drammi, ben piu profondi, che Schnitzler
fece seguire, all’alba del nuovo secolo, po¬
tevano forse mettersi anchra sotto 1 in¬
segna del sentimentalismo e della frivolezza,
come le precedenti novelle e scenette?
In realtà, Schnitzler s'#é lentamente evo¬
luto, e, se proprio si voglia continuare a
considerarlo l'interprete dell’amima della
capitale austriaca, occorre dire che, come
é stato il poeta della sua floridezza, é stato
anche — come lo salutó, nei sessantesimo
compleanno, Hermann Bahr — dil poeta
della sua agonia:: c oggi pud passare,
come il poeta della nuova Vienna, scoro¬
natae dolente, forse ancöra sorridente,
ma d’un disperato sorriso.
Certo, chi legga i piu recenti romanzi di
Schnitzler, e precisamente quelli che sono
testé apparsi nella versione italiana, non
pud non raffigurarsi un autore ben diverso,
nello spirito e nella forma, dall’esordiente:
né pud trattenersi dal considerare I## riforno
di Casanova (Ed. Sperling e Kupfer, Mi¬
lano), pubblicato primamente nel ’18, come
la trasposizione storica della moribonda
società viennese d’anteguerra; né La sti¬
gnorina Elsa e Teresa (Ed. Modernissima,
Milano), apparsi rispettivamente nei 24
e nel 28, come gli studi realistici e pro¬
fondi delle condizioni psichiche e sociali
viennesi del dopoguerra.
Lo spirito dello scrittore 6 diverso da
quello d’un tempo, in quanto, ora, egli
non s’appaga di cogliere le contradizioni
superficiali, i dissidi%eriori, ma vuol pe¬
netrare nell' intimo delle anime; né ama
i giochi eleganti ed arguti del Witz, ma
preferisce svelare tristi e sanguinanti verità,
E, quasi altrettanto, diversa é la forma,
in quanto, pur tenendosi lontano dagli ec¬
cessi e dalle esasperazioni delle giovani e
giovaniesime scuole, pur conservandosi fe¬
dele al vangelo naturalistico di Maupas¬
sant e di Zola, quale pud essere inteso e
applicato da un tedesco 3: Vienna, egli
mostra di non essere insensibile a certe
innovazioni tecniche (p. es, il romanzo,
ridotto a un immenso monologo),e a
un certo sveltimento stilistico, o intensità
espressiva, corrispondente all’esigenza della
giovanissima letteratura.
In ogni caso, si tratta di lavori interes¬
santi, che meritavano d’essere tradotti, as¬
al ricordo di lui, come all'unica ragione
della sua esistenza; peggio che odlioso,
quando, per un cieco furore d’umiliazione,
approfitta bestialmente della precoce sen¬
sualità di una bambina di colei; o quando,
non potendo altrimenti conquistare una
bellissima e intelligentissima studentessa, si
vale di certe straordinarie circostanze, per
sostituirsi al giovine amante di lei in un
convegno notturno. Umano, nel suo tor¬
mento di seduttore respinto, nella sua rab¬
bia d’ impotenza, nella sua angoscia di
amante, che, riconc =ciuto all'alba dopo
quella notte d’amore ottenuta con atroce
inganno, provoca nella fanciulla un visi¬
bile orrore, fisico, piu che morale; infine,
nel suo #crescendos di esaltazione e di¬
sperazione.
Anche La signorina Elsc. zome II ritorno
di Casanova, & una lunga novella: solo che,
qui, con procedimento analogo a quello
gia adoperato con tanto successo, dallo
stesso scrittore, in Leutnant Gestl, uomini e
cose sono presentati mediante un unico
monologo ossia mediante l'annotazione di
tutte le idee, impressioni, visioni, suoni ed
immagini, che passano per la mente e i
sensi d’una fanciulla, durante quelle po¬
chissime ore, in cui si matura e scoppia
una strana tragedia.
Strana davvero: ché non accade tutt’ i
giorni che una mamma scriva alla figlia
ancör giovinetta, in vacanza in una stazione
climatica, supplicandola di salvare il padre
dall’arresto e dall’onta irreparabile, col do¬
mandare in prestito — il che significa, in
quelle circostanze, e per quell’uomo, gia
noto per i debiti e le irregolarità, farsi re¬
galare — la grossa somma necessaria; e in¬
dirizzandola proprio a quel vecchio e ri¬
pugnante libertino, che da #nalche anno
frequenta la loro casa, e ha mostrata una
inconfessabile simpatia per la giovanissima
Elsa. Né é un fatto ordinario che questa,
tra mille ondeggiamenti e contradizioni, si
faccia forza e s’umili a richiedere la somma:
e poiché quel vecchiardo le pone per condi¬
zione di farsi ammirare nuda, s induca ad
aprire il suo mantello sulla sua nudità,
dinanzi a quell'uomo e dinanzi a tutti,
nell’ hall dell’albergo; e, finalmente, deli¬
rando, beva una forte dose letale di ve¬
vonal.
Strana tragedia, che, narrata cosi secca¬
mente, appare piuttosto inverosimile e un
tantino melodrammatica; ma che dall'au¬
tore 6 trattata con tanta delicatezza,
con tale senso di verità, e cosi approfon¬
dita da certe analisi di sapore freudiano,
che infine siamo costretti a conzentire e a
commuoverci. Tanto pid, che in Elsa, cosi
spregiudicata e sensuale, cosi fantastica
ardita nel concepire le cose piu folli, e tut¬
tavia cosi fondamentalmente buona, cosi
affezionata al padre, nonostante la disistima
che non puó non avere per lui, e cosi generosa
e pura, checché ella stessa pensi in contra¬
rio non é difficile vedere quasi l’ immagine
e il simbolo, sufficientemente fedele, della
signorina viennese di oggi, anzi della signo¬
rina europea, quale s’é formata durante
e dopo gli anni di guerra, in un'atmosfera
morale, perniciosa e corrotta, eppure pre¬
gna d’ardore vitale.
I.'anima di Elsa non ha, apparentemente,
nulla in comune con quella di Casanova;
eppure, sono entrambe anime che soffrono,
vittime entrambe della vita. Vittima certo
non pietosa, Casanova, che anzi meriterebbe
espiazioni ben piu gravi di quelle, imposte
dalla vecchiaia inevitabile; vittima invece

ler vecchio & ancöra, e piü che mai, fedele
alla schola naturalista francese, se anche,
da quel buon medico, oltre chr da quel
buen scrittore, ch’egli é, abbia accolte,
senza per altro esagerare, certe conquiste
psicanalitiche. Originale 6 tuttavia la crea¬
zione di Teresa: fanciulla di buona famiglia,
nata per essere una brava mogliee un'ot¬
tima madre, dotata d’un cucre affettuoso e
generoso, e tuttavia trascinata dalle circo¬
stanze e dall’egoismo maschile a cadere
sempre piu in basso, finché, proprio quando
potrebbe redimersi, e conquistare l’equili¬
brio e la pace con un uomo, non piu gio¬
vine, ma intelligente ed onesto, & quasi
strangolata dal figlio, che, nato male, peg¬
gio educato, divenuto precocissimo manu¬
tengolo e ladro, l’aveva formentata e per¬
seguitata con continue minacce ed estor¬
sioni. Specialmente originale mi sembra quel
rimorso, da cui Teresa é dominata, nei ri¬
guardi del figlio per aver avuto, nella terri¬
bile notte del parto, sia pure per un at¬
timo, il pensiero d’ucciderlo; rimorso, che
le fa considerare tutte le disgrazie capita¬
tele come una giusta espiazione di quel
delitto intenzionale, e quando sta per morire
in séguito alla violenza del figlio, la induce
e quasi ossessiona a confessarlo ed esage¬
rarlo, perché esso valga a far assolvere,
dinanzi ai giurati, il matricida. E vera¬
mente, anche noi pensiamo, d’accordo con
un personaggio dello stesso romanzo, &co¬
me il figlio, che era stato per lei cosi a
lungo perduto, ella l’avesse ritrovato nel¬
listante in cui egli s’era fatto esecutore
dli un' istessa giustizia v.
Conclusione mistica, che fa pensare a
Dostojewski e Tolstoi, e che, ad ogni
modo, illumina d’una luce vivamente spi
rituale tutta quetsa dolente storia di donna,
quasi riscattandola dai modelli naturalisti
francesi, i quali non possono ormai non
apparire alla nostra sensibilità troppo plum¬
bei e soffocanti, nel loro materialismo
determinismo intransigente.
Evidentemente, anche il vecchio Schnit¬
zler comincia a pensare all’ Eterno.
Luigi Tonelli.
MARGINALIA
Una falsificazione letterarla del se¬
colo XIX. — Sono le „Letteren di Brunetto
Latini, fonte apocrifa per la storia della
bussola nautica. Fra: i#numerosi scrittori
italiani che si sono occupati di Brunetto
Latini, forse nessuno ha accennato alle Let¬
tere, rese note quasi 13o anni fa. Anzi,
in tempi recenti, le abbiamo vedute citate
da eruditi stranieri, come opera genuina
dell’autore del Tesorov. L’ interesse su¬
scitato da codesta falsificazione é dovuto
soprattutto al passo concernente la bussola
nautica, passo accettato dai diversi scien¬
ziati come fonte importante per la storia
della navigazione nel medioevo. Desideroso
di veder scomparire una volta per sempre
questa mistificazione grossolana dalla storia
delle gecgrafia e della letteratura brunet¬
tiana, Mario Esposito riproduce nell'Archivio
storico italiano due note già pubblicate
dodici anni or sono in Inghilterra, svilup¬
pandole in modo definitivo. Queste finte
(Lettere) di Brunetto Latini, delle quali
1' Esposito dà l’analisi sommaria, fecero la
loro comparsa nel 1802, sotto forma di
certi estratti pubblicati dallo escopritore 9,
certo William Dupré, in una rivista inglese,
Monthly Magazine v. Tralasciando la
il
critica alle prime lettere, fermiamoci all’ot¬
tava, che é la piu interessante per l’accenno
alla bussola. Ser Brunetto descrive in questa
Vletteran, indirizzata a Guido Cavalcanti
in Firenze, la sua visita a Oxford ove s’ in¬
contra col famoso Ruggero Bacone, che gli
parla della sua scoperta della polvere da
cannone e gli mostra una calamita, numerosi

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