box 34/7
8. Die letzten Nasken
LETTERATURA TTALIANA
1341
occhi erano azzurri come il cielo. Chi ha fischiato non ha avnto torto perche,
come diavolo mai puo accorgersi di tutta quest’ arte fine e delicata, chi per
gindicarla, si cacein due dita fra le labbra e ne trae dei sibili acuti e stridenti?
Ma i pochi che si sono lasciati sedurre dal profumo dei rosai che orn o.
lezzano intorno alla villa dove Monsignore é in vacanza, come altri tempi nel
giardino della sottoprefettura, questi pochi, quando il pubblico ha fischiato,
hanno detto perche? ed hanno pensato che se il lavoro di Claretie non abbonda
di forza drammatica, é pur sempre una composizione delicata, dolce a sentirsi.
forse pin dolee ancora a leggersi, e che procura un diletto, un compincimento
intimo come alenne delle produzioni sccniche di Alfredo de Musset.
Ben diversamente si impongono al eritico & Ze ultime maschere ) di Ar¬
turo Schnitzler. Qui é un ingegno robusto, ruvido, Violelto che affronta una
situnzione drammatica piena di forza edi energia brutale. Carlo Rademacher,
giornalista e poeta ruté, che ha venduto i snoi seritti, che ha fatto mercato dei
suoi libelli, agonizza ora in un ospedale.
Egli peró non muore del male il eni nome latino é seritto sulla tabella al
di sopra del letto, mnore per Todio che cova nell’animo, che non ha mai po¬
tuto stogare, eche ora nella erisi della malattia si acntizza contro Alessandro
Weihgast, suo compagno di giovinezza al quale la sorte benigna ha sem¬
pre sorriso, tanto che egli vive negli agi, circondato da stimae da onori.
E a questo compagno fortunate che il morente vuol gettare 1' ultimo in¬
sulto, a eni vuol gridare l’ultima vendetta, buttandogli sul viso le prove del
tradimento della moglie la quale, nanseata per gli immeritati successi del ma¬
rito, la eui nullità appariva nell’intimo della vita famigliare, si rifugiava nel¬
Pabbraccio adultero del pocta, sfortunnto.
Orrore, direte voi; ma e in questa vendetta quasi postuma, in questa a¬
troce volnttà di far soffrire il felice fortunato, ehe si allevia nell’ora suprema
la lunga sofferenza d’una vita di dolori; e, debele e morente, nel delirio della
fehhre, Carlo Rademacher pregusta la gioia dell’umiliazione del rivale, vomi¬
tando il veleno che gli stilla dal enore in una scena con Floriano Jackvert,
povero attore drammatico condannato a prossima fine, che giocondamente gli
nvevn fatto ln proposta di provare con lui la scenn della terribile confessione.
Maquando il Veighast viene a visitarlo esche, coll' insipida generosità di chi
porge un soccorso senza essere turbato dal dolore ehe vnol sollevare, gli si
mostra tutto quanto occupato di se, inconsciamente avvolto nel manto del suo
egoismo, il morente rinunein alla sua terribile vendetta, e, üissando negli occhi
il favorito della fortung ehl’egli potrebbe annientare con una sola parola, tace,
pensando serto che oltre la fine prossima che T’attende, non vi sarà piü nulla
per Jui; né gli agi della vita, né la voluttà della vendetta. Tace, e Weighast
nei suo stupido orgoglio, esce dalla stanza del malato, convinto che 1’ aureoln
della sun gloria ha potuto con un raggio illuminare di pace la notte oscura che
sta per avvolgere nell’eternità il pensiero del compagno enduto vinto nella lotta
Halla quale egli esce trionfante.
8. Die letzten Nasken
LETTERATURA TTALIANA
1341
occhi erano azzurri come il cielo. Chi ha fischiato non ha avnto torto perche,
come diavolo mai puo accorgersi di tutta quest’ arte fine e delicata, chi per
gindicarla, si cacein due dita fra le labbra e ne trae dei sibili acuti e stridenti?
Ma i pochi che si sono lasciati sedurre dal profumo dei rosai che orn o.
lezzano intorno alla villa dove Monsignore é in vacanza, come altri tempi nel
giardino della sottoprefettura, questi pochi, quando il pubblico ha fischiato,
hanno detto perche? ed hanno pensato che se il lavoro di Claretie non abbonda
di forza drammatica, é pur sempre una composizione delicata, dolce a sentirsi.
forse pin dolee ancora a leggersi, e che procura un diletto, un compincimento
intimo come alenne delle produzioni sccniche di Alfredo de Musset.
Ben diversamente si impongono al eritico & Ze ultime maschere ) di Ar¬
turo Schnitzler. Qui é un ingegno robusto, ruvido, Violelto che affronta una
situnzione drammatica piena di forza edi energia brutale. Carlo Rademacher,
giornalista e poeta ruté, che ha venduto i snoi seritti, che ha fatto mercato dei
suoi libelli, agonizza ora in un ospedale.
Egli peró non muore del male il eni nome latino é seritto sulla tabella al
di sopra del letto, mnore per Todio che cova nell’animo, che non ha mai po¬
tuto stogare, eche ora nella erisi della malattia si acntizza contro Alessandro
Weihgast, suo compagno di giovinezza al quale la sorte benigna ha sem¬
pre sorriso, tanto che egli vive negli agi, circondato da stimae da onori.
E a questo compagno fortunate che il morente vuol gettare 1' ultimo in¬
sulto, a eni vuol gridare l’ultima vendetta, buttandogli sul viso le prove del
tradimento della moglie la quale, nanseata per gli immeritati successi del ma¬
rito, la eui nullità appariva nell’intimo della vita famigliare, si rifugiava nel¬
Pabbraccio adultero del pocta, sfortunnto.
Orrore, direte voi; ma e in questa vendetta quasi postuma, in questa a¬
troce volnttà di far soffrire il felice fortunato, ehe si allevia nell’ora suprema
la lunga sofferenza d’una vita di dolori; e, debele e morente, nel delirio della
fehhre, Carlo Rademacher pregusta la gioia dell’umiliazione del rivale, vomi¬
tando il veleno che gli stilla dal enore in una scena con Floriano Jackvert,
povero attore drammatico condannato a prossima fine, che giocondamente gli
nvevn fatto ln proposta di provare con lui la scenn della terribile confessione.
Maquando il Veighast viene a visitarlo esche, coll' insipida generosità di chi
porge un soccorso senza essere turbato dal dolore ehe vnol sollevare, gli si
mostra tutto quanto occupato di se, inconsciamente avvolto nel manto del suo
egoismo, il morente rinunein alla sua terribile vendetta, e, üissando negli occhi
il favorito della fortung ehl’egli potrebbe annientare con una sola parola, tace,
pensando serto che oltre la fine prossima che T’attende, non vi sarà piü nulla
per Jui; né gli agi della vita, né la voluttà della vendetta. Tace, e Weighast
nei suo stupido orgoglio, esce dalla stanza del malato, convinto che 1’ aureoln
della sun gloria ha potuto con un raggio illuminare di pace la notte oscura che
sta per avvolgere nell’eternità il pensiero del compagno enduto vinto nella lotta
Halla quale egli esce trionfante.