VI, Allgemeine Besprechungen 2, Ausschnitte 1928–1931, Seite 31

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della mia razza: queste e eridente (1). Eppure pos¬
so dire che il fatto di esser nato ebreo ha contri¬
buito meno di tante altre ragiont a darmi coscienza
della mia razza.
Vi sono delle persone nate da genitori rigida¬
mente religiosi, che sono state allewvate altrettanto
rigidamente con principi e dogmi sbraici. Costoro
sono ebrei solo perché nati ebrei. Ma per me ?
stato del tutto diverso. Mio padre, famosissimo
dottore, aveva ben pochi rapporti con la sila razza.
Quindi l’educazione religiosa manch completamente
ai primi anni della mia vita; mai un pensiero re¬
ligioso di qualunque specie li aveva infiuenzati.
E cosl, nei primi anni della mia vita, estesi
anche all’adolescenza, io potevo a malapena esser
chiamato ebreo, sebbene lo fossi di nascita.
Perché sono ebreo? Certamente non perché io
pensi che la cultura ebraica & la piü grande di
tutte, o perché senta che l’Ebreo Cil piü grande
di tutti gli esseri umani. lo ho sempre sentito
profondamente che lo sciovinismo di qualunque
specie é imperdonabilmente stup.do.
E' giusta l'affermazione che é tendenza di ogni
razza perseguitata a divenire sciovinista, ed é per
questo che l’ebreo deve sempre esercitare una cura
speciale nell’evitarlo. Non potrete convincere nes¬
suno delle vostre profonde capacitä se le andate
strombettando dovunque. Lasciate che le vostre a¬
zioni parlino piü forte delle vostre parole! Si, noi
possiamo esser orgogliosi delle nostre eredità di
razza e della nostra storia, possiamo rifiutare sem¬
pre di nascondere la nostra identità, ma la mode¬
stia & pur anche un'invidiabile virtu.
No, assolutamente #o: non & stato lo sciovi¬
nismo che mi ha fatto un Cörco. Negli ultimi anni
lo mi sono convinto che la cultura ebraica &
qualche cosa di un'importanza unica e che gli e¬
brei hanno dato un forte contributo nel mondo
del pensiero. Ma ciaschn uomo dotto sa che l’ebreo
non é stato solo a far questo. Noi dobbiamo sem¬
pre ricordare che l’ebreo & solamente una parte
di una grande civiltà.
Perché, allora, sono ebreo? lo sono ebreo, Pri¬
ma di tutto perché influenze esteriori mi hanno
diretto, volente o nolente, verso il mio popolo.
lo sono certo che se fossi vissuto nel migliore
dei mondi, dove l’odio di razza, l'antisemitismo, le
persecuzioni fossero state parole mai sentite e mai
dette, non avrei mai avuto coscienza della mia
fede piu di quanto l’abbia il piu convinto scettico.
In un tale mondo, sono sicuro, la coscienza della
razza sarebbe di ben piccola importanza e di scar¬
sa necessità. Ma poiche non viviamo in un mondo
simile, le condizioni di tutti i paesi mi hanno di¬
retto verso una sempre maggiore coscienza della
mia razza. Durante i miei studi universitari ero
membro di una società filantropica che dava del
denaro agli studenti piü bisognosi; in quell’occasio¬
ne scoprii che essa era nettamente contraria agli stu¬
denti ebrei. Questo mi fece una profonda impres¬
sione e mi aperse gli occhi su una condizione che
era sempre esistita, ma alla quale io ero sempre
stato cieco come una talpa. Ma i miei occhi erano
aperti e da allora vidi quante ingiustizie, quante
cecità e quanto odio, quanta amarezza e quanta
stupidità erano contro gli ebrei. Sempre alleato
degli oppressi, una volta mi interessai, profonda¬
mente agli ebrei, ei problemi ebraici divennero
i miei problemi piü intimi: mi assorbii nel pensiero
e nella cultura ebraica. Diventai, improvvisamente,
ebreo nel cuore e nell’anima.
Certamente, vi sono altre ragioni per le quali
io mi sento ebreo. Potrei additare il fatto che
gli studi della storia, della cultura e del pensiero
ebraico hanno svegliato qualche cosa di profondo in
me eio ho trovato qualche cosa di me stesso in
loro. Potrei dire del fatto che io ho trovato che i
(1) Cosi ha parlato Arthur Schnitzler a David Aven
del & The Day di New Vork poco prima della sua morte.
— —
modesto e senza pretese qualche volta, mia capace
di dir le sue ragioni a vocc alta qilando se ne
preseti T’occasione.
Gisto & il tipo di ebreo che io ho sempie
cercato di essere.
TEATRO
DI ARTHUR SCHNITZLER
Medico e pocta: i termini sono offerti alla eri¬
tica da questo dato di fatto, delie due professioni
attraverso le quali Schnitzler & passato: autore
e mediso. Naturalmente si tende a combinare in
tutti i modli possibili due indicaziom, che possono
divenire una duplice definizione. Perche ogni
male nei suoi drammi guarisce da se, non rima¬
ne a lungo male. E come egli quale pocta fü im
vero medico, un saggio ippocratico, cosi il sto
essere umano fu colmo di musica), ha scritto Hein¬
rich Eduard Jacob; e Berhard Diebold: ell gran¬
de medico, il grande poeta, il grande conoscitore
di uomini Scimitzler, trovö l'anima del vecchio
europeo nel trapasso alla relatività della nuova
epoca, che rese cosienti i sogni di Europa .
Nell’opposizione di un medico a un gindice, Die¬
bolch fissava la posizione di Schnitzler in con¬
fronto a lbsen: albsen chiamo al giorno del giu¬
dizio l’umanità, Schnitzler festeggio feste di con¬
ciliazione con il dolore, con la debolezza, con
la morte, lbsen richiese morale per l’anima. Schnitz¬
ler giustifich lanima per la sua debolezza mo¬
rale. II medico comprende la debolezza meglio
che la forza. La psicanalisi non esige nulla: com¬
prende tutto e perdona tutto e. E ancora: 4 Dr.
Med. Schnitzler & poeta emedico: egli e Ana¬
tole Max: 1 due personaggi zel dramma: 4A¬
natol. Cosi, involontariamente, la critica tenta
di costruire un'interpretazione artistica sopra un
dato di fatto esterno e antecedente alla creazione.
Medico e pocta? Arthur Schützler in realtà 6
poeta perché non & medico, mentre lbsen & poeta
perche é gindice.
Certo, dall’esperienza della medicina sono ve¬
nuti alla creazione artistica molti elementi, molti
suggerimenti: dal tema dell’ipnotizzazione, con cui
comincia la produzione drammatica, nell’e Anatol
eche si ripete in & Paracelsos fino al tema del
dramma sociale che & dramma di ambiente me¬
dico: & Professor Bernhardi #.
Ma questo divenire dall’esperienza vissuta alla
creazione dimostra appunto quanto poco l’autore
Schnitzler sia ancora medico. E non & un caso
che nella distanza di Paracelso sia riuscita anzi
la migliore e piü esplicita determinazione di un
tema fondamentale.
In realtà, Arthur Schnitzler é ben lontano dal
guarire, come medico, i mali; ma li lascia sva¬
mre, cadere: perchè pone i problemi senza esau¬
rirli a fondo esi contenta, nel suo teatro, del
giuoco breve di un dibattito umano che poi si
estingue.
Tutto questo non si puó capire, certo, se non
si considera l’arte drammatica di Arthur Schnitz¬
ler appunto nell’orbita dell’arte del grande tra¬
gico, lbsen.
Ha ragione Berhard Diebold di dire: & L’impo¬
stazione problematica fu formata alla schola di
lbsen. Tutto il dramma di Schnitzler & crcato
in una forma derivata dal dramma di lbsen, ma
dove lbsen incide una tragedia fondamentale, dove
incide nei suoi termini estremi, fino alla cata¬
strofe, un problema, Schnitzler si accontenta di
accennarlo, come un episodio momentanco della
vita umana: non preme fino all’estrema punta
dell’angolo, ma abbandona la linea della sua o¬
pera prima di averla forzata. Onde ci trovia¬
mo, evidentemente, coscientemente, sopra un altro
inmense, per i quali e per le quali Tazion: dram¬
matica soltanto uno schermo, nel quale & con¬
centrata T’espressione essenziale.
Schnitzler crca anzi un'azione teatrale, che si
stacca dallo sfondo della vita perchr & sola a¬
zione drammatica: al di fuori, nell’autefatto, non
piu dramma. Arthur Schnitzler & prolisso nell’e¬
sposizione esteriore, riempie iI suo dialogo di
grevi forme ccnsenzionali: cosi si allontana dalla
creazione poetica semplice e pura, ma realizza in¬
vece una produzione facile, gradevole, che rende
interamente tutto l'ambiente eil tono del tempo
e del luogo: onde i suoi drammi non sono tragedie
universali, ma commedie contemporanee, quasi tut¬
te, dell'ambiente viennese alla fine dell’impero
(Asburgo.
Appunto perchè é abbondante nell’esposizione fat¬
ta di tanti elementi imitativi o almeno non e¬
spressivi, la sua arte diluisce troppo, per lo piu
motivi vitali di una creazione nella narrazione
in prosa (si consideri il romanzo della signora
Garlan) e riesce invece a dare nel teatro umna
ricostruzione della vita molto evidente nella sua
concretezza, un discorso o una conversazione ot¬
timi nel loro svolgimento elastico, sciolto, mia¬
cevole.
Cosi il teatro di Schnitzler é una facile e vivace
rappresentazione di vita, che interessa lettori e
pubblico nella sua forma sccrrevole, anche quan¬
do non si & disposti a rivivere profondamente la
creazione drammatica.
A questo metro di facilità intelligibile, di e¬
strema evidenza, & condotto infine tutto il dia¬
logo dell'azione drammatica di lbsen: onde si ha
quell'eccesso di chiarezza, quell'assurda estrema
brutalita con duli a un tratto tutto & detto, ben
C’liaro e ben alto dai personaggi: onde i segreti
si svelano di colpo in faccia agli spettatori, e
da misteri di lunghi anni alla piu netta presen¬
tazione delle cose non é alcun trapasso. II lettore
non e mai lasciato sospeso nel dubbio. Tutto &
detto, senza artificio alcuno, negli stessi dialo¬
ghi vivaci: cio colpisce sopratutto nell’atto unico
di & Stunde des Erkennens" (Commedia delle pa¬
role, I) e nell'atto unico & Contesse Mizzi), che
e del resto ben poco persuasivo. Nella maggior
parte dei suoi drammi, Arthur Schmitzler haripe¬
tuto lo stesso tema fondamentale: rivelazione di
una vita nascosta, ignorata, in quasi tutte le don¬
ne che si credeva avessero vissuto senza amore.
La forma della commedia &: nella rivelazione
improvvisa della verità che attraverso il mezzo
empirico dell’ipnotizzazione pud avvenire nel & Pa¬
racelso) O mancare, per volontaria rinunzia in
Anatol); oppure & invece il giuoco della com¬
media, della finzione con cui si inganna e cui si
finisce quasi per credere: brillante, nella sua schief¬
ta frivolità, in questo é l’atto unico & Grosse
Szene) (Commedia delle parole, II): e quanto
osia vero che l’arte di Schnitzler tende piü a una
rappresentazione momentanea, con accenno ai pro¬
blemi, senza sviluppo drammatico, dimostra la fe¬
lice perfezione tecnica di questi atti unich, che
non richiedono alcuna architettura di tragedia. Ar¬
thur Schnitzler si & molto ripetuto. Oggi; tutti
i suoi drammi si leggono con piacere.
Per l’arte, alcune singole opere possono esse¬
re scelte, perchè contengono tutta la sua creazione.
Qualche volta Schnitzler & troppo greve nelllat¬
mosfera delle sue scene: per questo alle altre
versioni del tema io preferisco & Paracelso): und
scherzo poctico, limato nei versi, grazioso nella
sua lieve comicitä e fresco nella sua chiusa: ri¬
mane in noi l’impressione di una piccola imma¬
gine di interno, T’impressione quasi visiva di un
quadretto arcaico, chinso e lucente. E' anche que¬
sto un atto unico: i personaggi si raggruppano
intorno alle figure dei protagonisti in modo che


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