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RASSEGNA MODERNA
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liberamente con lo sguardo el dominio del futuro sarebbe forse un bene....
Forse, dice lo Schnitzler, come forse sarebbe un bene conoscere il Vero: pur
chi sa quali orrende cose s’affaccerebbero alla nostra vista. L'illusione sol¬
tanto è l’amica pietosa che ci conforta, che ci permette di attraversare le
prove più dure. A questo pensiero s’ ispirano Anatole e Paracelso.
Anatole, il protagonista di tutti i sei scintillanti bozzetti, sui quali passa
l’alito del disinganno e del rimpianto, che li rende siffattamente tristi da
giustificare le parole pronunciate dall’ amico Max: « Nelle ore più sane e più
radiose della nostra vita, l'atmosfera che ci avvolge è come avvelenata da
un lezzo di morte, » Anatole ignotizza Cora, la propria amante perche è geloso,
perche vuol sapere da lei la verità ; però quando essa è in procinto di parlare,
egli le impone di svegliarsi. La verità potrebbe forse ridare la calma allo
spirito tormentato, ma se avesse ad accadere il contrario? No meglio, meglio
mille volte il dubbio.
Nel Paracelso invece la verità sgorga dalle abbra della donna ipnotizzata
dal celebre medico Teofrasto Bombasto Hohenheim, creduto mago dalla popo¬
lazione di Basilea:
Cipriano l’armaiuolo, è uomo allegro, sicuro di se, vanaglorioso e superbo;
ha una moglie, Giustina, bella creatura un po sognatrice, un po romantica;
ma egli non se avvede: a lui non potrebbe passare per la mente ch'ella non
gli fosse devota anima e corpo, ch'ella, ad essempio, nutrisse una viva simpatia
per Anselmo, un giovane gentiluomo forestiero a lui raccomandato; Teora, to
Bombasto Hohenheim detto Paracelso, era stato in giovent il primo amore di
Giustina; Cipriano, che pur non ignorava quella circostanza, sen ombra di
gelosia, conduce il medico nella propria casa. Giustina nel rivederlo si turba;
essa non ama più Paracelso, ma il suo sguardo le fa paura, poiche essa sente
che le legge in cuore, ch'egli indovina perfino, che, malgrado le energico
rifinto opposto ad Anselmo, quando questi poco prima implorava da lei un
appuntamento di notte in giardino, ella a quell' appuntamento si sarebbe
recata, spinta da una forza fatale.
Cipriano si diverte a canzonar Paracelso, lo chiama cerretano volgare, e
lo assicura che nessuna malia, nessuna occulta potenza riuscirebbero ad offu¬
scare la sua tranquilla serenita. A quella specie di sfida, Paracelso col suo
fine intuito ha compreso molte cose, risponde coll’ addormentare di sonno ma¬
gnetico Giustina e le ingiunge, a bassa voce, di raccontare al marito ciò ch'egli,
Paracelso, le suggeriri.
E Giustina confessa il suo amore per Anselmo, e confessa l'immaginario
suo fallo: e l’altrettanto imaginario convegno nella serra.
Giustina. — ..... Cipriano, perdona!
Cipriano. — Nulla ho da perdonar, tu sogni, cara.
Paracelso. — Eh ! chi lo sa?
Voi lo sapete, edio.
Cipriano. —
Paracelso. — Non è dessa una donna, Anselmo un uomo,
Non v’ ha una serra nel vostro giardino?
Cipriano. — Che dite !