VII, Verschiedenes 13, undatiert, Seite 248

re le
13 Miscellaneous
box 44/10
RASSEGNA MODERNA
153
Paracelso. — Chi lo sa! Se fosse il vero
Ch' io nel sen le lo agitato e sollevato?
Cipriano. — L'illusion le deste e dubitate?
Paracelso. — lo son mago soltanto essa è una donna.
Paracelso e la sur scienza hanno trionato, ma un terribile dubbio rode
il cuore al marito, ed egli si dibatte invano come dentro ad un cerchio fatato.
Paracelso mosso a piet, impone a Giustina di essere sincera, di dire soltanto
la verità E la verità per quanto crudele, da poi che Giustina non nasconde
i suoi sogni, le sue aspirazioni, riesce a cal nare l'animo eccitato del marito.
Egli ha perduto la illuminata fede in se esso, pero quel colpo di vento che
ha spalancato per un attimo le porte misteriose, gli permetterà d'essere più
cauto, meno imprudente nell' avvenire.
Eccoci dunque nuovamente alla tesi preferita dello Schintzler: approfon-
dire certe questioni sarebbe talvolta cosa ben fatta ; ma per riuscirvi quante
delusioni, quanti dolori
Mi resterebbe ancora d’intratteneri sul racconto Sterben (Morire) e sulla
Moglie del Saggio altra raccolta di novelle, uscita in luce nell' agosto e che
al pari dello Sterben s’ispira all' enigma della Morte.
Sterben più che un racconto è uno studio fine, acuto, quasi dire patologico
d’un animo bramoso di vita, che la vita si vede sfuggire e che invano si for¬
za di trattenera. Come uno spietato chirurgo, lo Schnitzler penetra colla
sonda in ogni nervo, in ogni fibra di quell'animo travagliato e, se lo seguirne
lo spasimo e talvolta penoso, tuttavia il lettre rimane soggiogato, vinto da
quella tragica intensità di rappresentazione.
Felice è giovane, bello, intelligente ed amato dalla sua compagna, la
bionda Maria; ma un giorno la sua robusta giovinezza si piega al soffio d'un
male vago, indefinito. Un medico, colla ruvidezza che distingue i medici vien¬
nesi, gli spiattella chiaro e tondo il suo stato. Felice & affetto dalla tisi, la
quale gli concederà poco più d’un anno di vita.
« — Morire, dovrò morire fra un anno, dice lo sventurato a Maria; imagini
tu questa angoscia, questo supplizio? Condannato a morte, nessuna speranza
di vedersi commutata la pena; una sentenza senza appello, nè possibile ricor-
so! Ogni giorno che scorrere come scorrono vertiginosamente adesso per me i
giorni, un passo verso la tomba dove si è soli, eternamente soli....
- Se tu morrai, io morrò cote... »
Questa speranza egoistica lo rianima ed egli parte per una stazione balnea¬
re accompagnato dalla sua fedele Maria. Ma il male non s’arresta, progredi¬
sce rapido e Maria non dice più : « morrò con te » bensi « ti seguir » e
più tardi aggiunge « si, forse troverò la forza di seguirti. »
E spaventosamente vera la lotta che si combatte fra la sana e forte fan¬
ciulla e quello spettro d’ uomo che ad ogni istante le rammenta la lugubre
promessa. Pi egli sente avvicinarsi la fine, più s'attacca disperatamente alla
vitae si ribella al destino.
« — Non voglio morire, no, qui fra queste nebbie, voglio andarmene lag¬
gin a Merano in cerca d’aria, di sole, di luce. »